Tutto nasce da una chiacchierata tra donne pedalando lungo gli argini. L’argomento scivola sugli impegni quotidiani; a un certo punto, una rivela all’altra di dedicare buona parte del pomeriggio all’esecuzione dei compiti del figlio: il ragazzo, infatti, è dislessico, e fin dal primo giorno di scuola ha avuto bisogno di assistenza per stare al passo con il programma.

Le due donne sono un’insegnante di scuola superiore e una dirigente scolastica molto sensibile alle problematiche della scuola. Alla fine della chiacchierata emerge quanto siano diffuse le difficoltà di apprendimento fra gli allievi; quanto, spesso, chi è direttamente interessato a questi problemi (genitori, ma anche docenti) sia lasciato solo alla ricerca di possibili risposte e nell’affrontare la fatica quotidiana.

La decisione di riportare in un libro quanto detto in quella occasione scaturisce proprio dal desiderio di raccontare un’esperienza, ora che è giunta a un traguardo importante e positivo, e di metterla a disposizione di tutti, per incoraggiare quanti sono all’inizio del percorso ed essere per loro di una qualche utilità.

È un libro scritto per tutti, per portare a ognuno la magica polvere della speranza. Quella di Nicola, infatti, è una storia a lieto fine, ma le storie dei bambini con dislessia non sempre lo sono